
Ligia Gorini, Direttrice della Journée
«Che cos'è una domanda orale? [1]», la domanda di essere nutriti, non appena viene veicolata dal linguaggio e indirizzata a un altro, mira a qualcosa di più della semplice soddisfazione di un bisogno. Costituisce il primo legame del piccolo uomo con l'Altro. È nella distanza tra il bisogno e la domanda che si installa il desiderio.
La prima scoperta di Freud riguardante gli oggetti del bambino si riferisce all'oralità. Così, il succhiare (ludeln) «consiste in un contatto di succhiamento ritmicamente ripetuto con la bocca [...], nel quale lo scopo dell’assunzione di cibo è escluso [2]». Si tratta di un artificio creato dal bambino per ottenere una soddisfazione già vissuta, derivata da questa «unione [la] più radicale [3]» con l'Altro materno e ormai ricordata. La lingua, le labbra, il dito, il ciuccio non sono sostituti del seno, ma oggetti messi al servizio di una soddisfazione sostitutiva.
Lacan evoca il sogno della piccola Anna Freud, in cui lei ha delle allucinazioni sui dolciumi che le erano stati proibiti, per mostrare che «non c'è puramente e semplicemente presentificazione degli oggetti di un bisogno [4]», ma di oggetti desiderabili. La bambina non aveva particolarmente fame, ma sognava ciò che avrebbe voluto mangiare.
Cosa dire di un bambino che non smette mai di mangiare, come un Gargantua, questo piccolo golosone insaziabile, nutrito da migliaia di mucche? Come interpretare i piaceri della bocca – succhiare, mordicchiare, assaggiare – per esplorare il mondo, desiderarlo o cercare dire spingerlo?
«Non esiste fantasma di divoramento […] che noi non consideriamo implicante […] un'inversione [5]», dove si manifesta la paura di essere divorati. Lacan insiste sulla reversibilità della pulsione: mangiare, essere mangiati, farsi mangiare costituiscono i tre tempi della pulsione orale.
Così Hänsel e Gretel [6], attratti da un'irresistibile casetta di pan di zenzero che non esitano a mordere, vengono catturati da «una strega divoratrice di bambini[7]», ma finiscono per ribaltare la situazione spingendola nel forno, dove viene divorata dalle fiamme.
All'altro estremo si trova il bambino che non mangia, che smette di nutrirsi. A volte, il rifiuto del cibo appare come un limite a un eccesso proveniente dall'Altro, come l'unica soluzione per preservare il proprio desiderio. L'anoressia dei giovani adolescenti ne è la prova. L'oggetto, in questo caso, non è il cibo, ma il niente. Non si tratta di dire che l'anoressico non mangia niente. Lacan sottolinea: «nell'anoressia mentale, ciò che il bambino mangia è il niente [8]».
In La teoria del partner [9], Jacques-Alain Miller propone che l'anoressia rientri nella separazione, con il rifiuto dell'Altro in primo piano, mentre la bulimia si colloca sul versante dell'alienazione, con il legame con l'Altro in primo piano.
E cosa dire di una bocca «cucita», se non che molto spesso il silenzio incarna «l'istanza pura della pulsione orale che si richiude sulla propria soddisfazione [10]»? Qual è il rapporto tra la parola, il linguaggio e la pulsione orale?
La pulsione orale si manifesta anche nella golosità del Super-io: vorace, insaziabile. Per Lacan, questa golosità «è strutturale, non già effetto della civiltà ma “disagio (sintomo) nella civiltà” [11]». Il Super-io non deriva semplicemente dal comportamento dell'ambiente circostante del bambino o dei suoi genitori. È importante ricordarlo in un'epoca in cui si parla volentieri di disciplina o di educazione positiva. Considerare il Super-io come strutturale permette di affrontare in modo diverso la questione della colpa e di misurarne gli effetti a volte devastanti sul bambino.
In un altro registro, come affrontare oggi la dipendenza dalle droghe, la tossicodipendenza? O ancora questo consumo divorante di schermi e social network?
Cosa si può dire delle possibili forme di sublimazione della pulsione orale attraverso l'incorporazione del significante, come suggerisce Lacan a partire dall'espressione «mangiare il libro [12]», presa in prestito dall'Apocalisse di san Giovanni? Come nasce nel bambino il desiderio di sapere, l'«avidité curieuse, avida curiosità [13]» così determinante nel suo sviluppo individuale?
Tante domande presenti nella clinica del bambino e dell'adolescente, da esplorare senza moderazione.
Come ricorda il mostro Chapalu:«Chi mangia non è più solo [14]».
Appuntamento alla prossima giornata dell'Institut psychanalytique de l’Enfant du Champ freudien, il 20 marzo 2027!
Traduzione a cura della redazione
Revisione di Michela Zanella
[1]J. Lacan, Il Seminario, Libro VIII, Il transfert [1960-1961], a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2008, p. 220.
[2]S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale [1905],in Opere, Torino, Bollati Boringhieri, 1970, vol. 4, p. 490.
[3]J. Lacan, Il Seminario, Libro VIII, Il transfert, cit., p. 222.
[4]Id., Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi [1964], a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2003, p. 150.
[5]Id., Le Séminaire, Livre XII, Problèmes cruciaux [1964-1965], texte établi par J.-A. Miller, Paris, Seuil & Le Champ freudien,2025, p.134.
[6]Cfr. J. e W. Grimm, Hänsel e Gretel, Milano, Edilibri, 2013.
[7]B. Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli, 2000, p. 161.
[8] J. Lacan, Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, cit.,p. 102.
[9]J.-A. Miller, La teoria del partner, “La Psicoanalisi”, 34, 2003.
[10] J. Lacan, Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, cit., p. 174.
[11]Id., Televisione [1973], in Altri scritti, a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2013, p. 524.
[12]Id., Il Seminario, Libro VII, L’etica della psicoanalisi [1959-1960], Torino, Einaudi, 1994, p. 404.
[13]Id., Discorso ai cattolici, in Dei Nomi-del-Padre seguito da Il trionfo della religione, a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2006, p. 85.
[14]G. Apollinaire, L’incantatore putrescente, Torino, Nino Aragno Editore, 2023.